IL FICO DI BETANIA
IL FICO DI BETANIA Alberto Garlini
“Il fico lo avevo trovato lì. Nessuna fatica per guadagnarselo. Lo vidi di notte, avvolto nel misterioso fenomeno della bruma, così raro nelle terre di Palestina. Ricordo bene i rami contorti, le spirali innocenti e frammentarie, le foglie cavernose che si insinuavano nella nebbia, ampie e grossolanamente puntute, foderando il tronco di un colore tra il verde spento e il grigio cenere, con bozzute screpolature biancastre che nascondevano l’intima fragilità” .
L’incipit di questo romanzo breve della collana “il bosco degli scrittori” di Aboca è una descrizione perfetta dell’albero del fico, vero protagonista del racconto, che Alberto Gardini mette sempre a sfondo delle vicende raccontate. L’uso della prima persona è anche questo molto originale in un libro di soggetto storico. Si parte spesso dai ricordi del passato, la vita di ieri, per arrivare nel presente e farci vivere eventi drammatici, mentre l’albero del fico resiste a tutte le violenze, perfino al fuoco. Partendo da un episodio del Vangelo, quello del fico di Betania, condannato da Gesù alla sterilità eterna per avere negato i suoi frutti alla fame del Salvatore, lo scrittore immagina una figura di vendetta, che avvolta dalle ombre aggredisce le sue vittime in nome di una setta religiosa fuggitivo tra la folla, libero di ripetere questi gesti improvvisi senza giustizia. Riviviamo attimi drammatici dei delitti contro esattori, ebrei, stranieri, oppressori. Una figura forse attuale anche ai nostri tempi, che ci fa riflettere e pensare al nostro mondo moderno, molto simile in certe motivazioni.
“Non uccidevo per uccidere gli uomini, ma per provocare Dio… ammazzavo per vanità…perché era così piacevole uccidere”.
Chi vive nascosto nell’ombra non vuole mostrare la lama del coltello e si allontana velocemente dai luoghi frequentati dove la gente si riunisce. Fugge la folla che si reca al tempio del paese e purtroppo nell’isolamento è facilmente colpito dalle forze dominanti che sono i soldati Romani di Erode. Tutto succede con la violenza della forze delle armi, anche lo stupro e il fuoco della casa mentre il fico rimane testimone senza più vita e ridotto a cenere con il nostro uomo fuggitivo per proteggere la piccola figlia. Tutto avverrà velocemente, fino al ritrovamento della moglie, madre e figlia di nuovo unite ma separate per la morte precoce e improvvisa della donna devastata dall’ esperienza di odio. Alla fine si arriverà a una nuova indispensabile unione tra un uomo rimasto vedovo con una piccola figlia da crescere e una vicina pietosamente attenta ai bisogni di chi rimane solo nonostante sia una donna abbandonata con un bambino illegittimo senza padre conosciuto. Una vita nuova è quella che unisce gli umili, i profondi peccatori, i resistenti al male gratuito di prepotenze , così come il fico attraverserà un’inattesa metamorfosi, passando da “trassi un fico dalla bisaccia, lo addentai, aveva il sapore della vita” a “illuminato da un raggio solido e arancione, un germoglio verde e rigoglioso, che nasceva sulle scabra e desertica corteccia di quel fico che credevo morto… uno stelo, due foglioline, ma vive e vivaci, come un bambino appena nato”
Mi piace di questo piccolo libro il modo in cui si affrontano le situazioni, a volte nebbiose, poco chiare, per ritrovare dettagli definiti in pagine suggestive, ricche di sorprese, come la vita a sopravvivere sopra tutto il male che scorre nell’odio e riscoprire nel “germoglio bagnato di sangue da cui nacque e prosperò un albero vigoroso” il fico di Betania, generosamente pronto ad accogliere sotto la sua ombra pacifica il trascorrere della nuova famiglia. Ed.Aboca € 14,00
Buona lettura!
Giorgio Galli
galligiorgio@fastwebnet.it
L’incipit di questo romanzo breve della collana “il bosco degli scrittori” di Aboca è una descrizione perfetta dell’albero del fico, vero protagonista del racconto, che Alberto Gardini mette sempre a sfondo delle vicende raccontate. L’uso della prima persona è anche questo molto originale in un libro di soggetto storico. Si parte spesso dai ricordi del passato, la vita di ieri, per arrivare nel presente e farci vivere eventi drammatici, mentre l’albero del fico resiste a tutte le violenze, perfino al fuoco. Partendo da un episodio del Vangelo, quello del fico di Betania, condannato da Gesù alla sterilità eterna per avere negato i suoi frutti alla fame del Salvatore, lo scrittore immagina una figura di vendetta, che avvolta dalle ombre aggredisce le sue vittime in nome di una setta religiosa fuggitivo tra la folla, libero di ripetere questi gesti improvvisi senza giustizia. Riviviamo attimi drammatici dei delitti contro esattori, ebrei, stranieri, oppressori. Una figura forse attuale anche ai nostri tempi, che ci fa riflettere e pensare al nostro mondo moderno, molto simile in certe motivazioni.
“Non uccidevo per uccidere gli uomini, ma per provocare Dio… ammazzavo per vanità…perché era così piacevole uccidere”.
Chi vive nascosto nell’ombra non vuole mostrare la lama del coltello e si allontana velocemente dai luoghi frequentati dove la gente si riunisce. Fugge la folla che si reca al tempio del paese e purtroppo nell’isolamento è facilmente colpito dalle forze dominanti che sono i soldati Romani di Erode. Tutto succede con la violenza della forze delle armi, anche lo stupro e il fuoco della casa mentre il fico rimane testimone senza più vita e ridotto a cenere con il nostro uomo fuggitivo per proteggere la piccola figlia. Tutto avverrà velocemente, fino al ritrovamento della moglie, madre e figlia di nuovo unite ma separate per la morte precoce e improvvisa della donna devastata dall’ esperienza di odio. Alla fine si arriverà a una nuova indispensabile unione tra un uomo rimasto vedovo con una piccola figlia da crescere e una vicina pietosamente attenta ai bisogni di chi rimane solo nonostante sia una donna abbandonata con un bambino illegittimo senza padre conosciuto. Una vita nuova è quella che unisce gli umili, i profondi peccatori, i resistenti al male gratuito di prepotenze , così come il fico attraverserà un’inattesa metamorfosi, passando da “trassi un fico dalla bisaccia, lo addentai, aveva il sapore della vita” a “illuminato da un raggio solido e arancione, un germoglio verde e rigoglioso, che nasceva sulle scabra e desertica corteccia di quel fico che credevo morto… uno stelo, due foglioline, ma vive e vivaci, come un bambino appena nato”
Mi piace di questo piccolo libro il modo in cui si affrontano le situazioni, a volte nebbiose, poco chiare, per ritrovare dettagli definiti in pagine suggestive, ricche di sorprese, come la vita a sopravvivere sopra tutto il male che scorre nell’odio e riscoprire nel “germoglio bagnato di sangue da cui nacque e prosperò un albero vigoroso” il fico di Betania, generosamente pronto ad accogliere sotto la sua ombra pacifica il trascorrere della nuova famiglia. Ed.Aboca € 14,00
Buona lettura!
Giorgio Galli
galligiorgio@fastwebnet.it